Studi recenti suggeriscono che le
capacità cognitive dei giovani e degli anziani potrebbero essere più
simili di quanto si pensi. Un progetto di ricerca ha infatti rilevato che le prestazioni intellettuali di persone di 20 anni e di persone di 70 anni non presentano differenze significative. Ciò mette in discussione quanto fino adesso dato per scontato e confermato da ricerche precedenti, secondo cui gli individui più giovani possiedono capacità cognitive più brillanti.
L’evoluzione del QI negli anni
Per capire questo cambiamento è utile sottolineare come i risultati dei
test del QI di oggi abbiano una media più alta rispetto a quelli condotti in passato, non per cause genetiche, bensì sociali, legate allo stile di vita. Questa crescita denominata
effetto Flynn, in cui rientrano proprio gli anziani di oggi, sembra però essersi arrestata da circa un decennio, determinando al contrario una curva negativa per quanto riguarda i giovani.
Se le persone anziane hanno beneficiato del progresso in tutti i campi, dalla
scolarizzazione di massa fino al
miglioramento delle cure mediche, risulta chiaro come riescano a rimanere al passo con i giovani che oggi, invece, sono esposti a stimoli differenti come quelli dei dispositivi elettronici mentre tendono ad abbandonare la lettura.
La diversa natura dell’intelligenza in terza età
In base alle ricerche, a migliorare con l’età sono le abilità linguistiche e il vocabolario, confermando come le capacità verbali subiscano meno cali. La prima funzione a decadere, invece, è la memoria insieme alla capacità di mantenere l’attenzione.
I risultati indicano quindi che ogni gruppo di età ha i suoi punti di forza: gli adulti più giovani sono più abili nell'apprendere nuove informazioni e nell'adattarsi ad ambienti non familiari, mentre gli adulti più anziani fanno leva sulla loro vasta esperienza e conoscenza. Questo equilibrio suggerisce un bilanciamento cognitivo tra le generazioni, sottolineando che l'intelligenza non necessariamente diminuisce con l'età, ma piuttosto cambia di natura.
Alla luce di queste intuizioni, è essenziale che la società riconosca il prezioso contributo degli anziani e promuova ambienti in cui la collaborazione intergenerazionale possa prosperare. Tale cooperazione può sfruttare i punti di forza sia dei giovani che degli anziani, portando a risultati più innovativi ed efficaci in vari campi.