Anziani e incontinenza: fatica e frustrazione per malati e parenti

28 dicembre 2017 Studi e ricerche
Anziani e incontinenza: fatica e frustrazione per malati e parenti

Una ricerca dell’INRCA, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico per anziani, ha preso in esame la questione dell’incontinenza e delle sue ricadute, sottoponendo ad un campione di 101 familiari di persone anziane, localizzati tra Ancona e Fermo, un questionario incentrato sui servizi sanitari, sulla salute del malato e sul carico lavorativo e finanziario a cui sono sottoposti i caregiver. 
Un’indagine volta prima di tutto a “tracciare le linee di indirizzo di un più efficace sistema di cure intorno all’incontinenza” – per cui, come spiega il Direttore scientifico dell’INRCA Fabrizia Lattanzio – “è necessario ascoltare le esigenze di chi si confronta ogni giorno con le sue conseguenze”. Così emerge che le ricadute psicologiche ed economiche dell’incontinenza sono pesanti;  con quasi l’80% dei familiari che si dedicano ad assistere i propri cari - di cui quattro su cinque sono donne - nelle attività quotidiane legate al disturbo, circa il 65% giudica cattivo il proprio stato di salute e oltre al 60% è a rischio depressione. E le cose non vanno bene pure per il paziente: solo il 53% degli anziani si rivolge ad uno specialista per la diagnosi del disturbo di incontinenza e appena l’11% assume i farmaci per contrastarlo. Il tutto, aggravato da un quadro clinico che, nel caso dell’incontinenza, è solitamente complesso, con presenza di multi-cronicità e prevalenza di patologie neurologiche (53,5%) e cardiocircolatorie (15,3%). Anche sul servizio, non ci sono buone notizie. Il 57% degli intervistati ha dichiarato di non poter scegliere il tipo di prodotto per modello e grado di assorbenza e quasi il 70% la modalità di consegna. Il 74% non ne conosce le caratteristiche e non è stato informato sul corretto utilizzo. Il 30% ritiene poco chiaro e complicato l’iter burocratico per richiedere gli ausili.

Per il 67% sarebbe insufficiente la quantità di ausili erogati dal servizio sanitario, pari a 60 pezzi al mese, trovandosi a doverne acquistarne di tasca propria e spendendo mediamente 145 € al mese; una spesa che può salire fino a 960 € mensili, se si ha bisogno di personale per l’assistenza continuativa, (cambio del pannolone, cura della pelle e igiene personale). Costi da sostenere in proprio e affrontati da molti a prescindere dal reddito, perché rappresentano un servizio irrinunciabile per molti. “In Italia non c’è un unico modello di assistenza sanitaria per chi soffre d’incontinenza. I servizi variano a seconda delle regioni, con differenze tra singole province dove, in molti casi, l’assistenza si limita all’erogazione dei prodotti assorbenti, talvolta in quantità e qualità non soddisfacenti e senza un reale sistema di formazione e supporto” –  spiega Sara Santini, del Centro ricerche socio-economiche sull’invecchiamento dell’INRCA e coautrice dello studio. Per esempio, ad Ancona, gli ausili sono ritirabili in farmacia mentre a Fermo sono recapitati a domicilio. “La modalità di distribuzione ha un impatto significativo sul modo in cui le famiglie percepiscono il sostegno dei servizi sanitari, infatti ben il 65% di chi li ritira in negozio si sente poco supportato” – aggiunge. Secondo l’Istituto, per migliorare i servizi si potrebbe intensificare l’assistenza domiciliare e offrire corsi di formazione per badanti e caregiver. “È necessario inoltre individuare un criterio unico di valutazione del disturbo, per evitare errori e ritardi lungo il percorso di assegnazione degli ausili. Per garantire agli utenti la libera scelta dei prodotti inoltre, si potrebbe prevedere un budget personale”.

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