Con l’avanzare dell’età si ha bisogno di dormire di meno, è vero. Non di rado, però, gli anziani sono affetti da insonnia, disturbo che non si presenta mai da solo ma convive con altre malattie come la depressione e l’artrosi. Si stima che, tra gli ultracinquantenni che soffrono di artrosi, il 72% abbia difficoltà nel dormire abbastanza e bene. Andando più nello specifico, da uno studio emerge che quando la patologia colpisce il ginocchio o l’anca la probabilità di vivere notti agitate aumenta del 30%.
Quale sia il motivo della presenza contemporanea di questi due disturbi ce lo spiega il direttore della Clinica Reumatologica dell’Università Cattolica di Roma, Dottor Gianfranco Ferraccioli: “I disturbi del sonno sono frequenti quando si ha una sintomatologia dolorosa. Le malattie reumatiche sono spesso associate al dolore infiammatorio, perciò non è strano che nei pazienti sia più probabile un’alterazione del ritmo del sonno”. Il dolore, quindi, risulta essere la causa scatenante dell’insonnia. Alterando il normale ciclo del sonno, il paziente non riesce a raggiungere lo stato di riposo che gli permetta il recupero delle scorte energetiche muscolari, aumentando così il dolore e cronicizzandolo. In sostanza, si innesca un terribile circolo vizioso.
Come interrompere questo meccanismo? Ci sono diverse possibilità, da valutare sempre previo consulto medico. Anzitutto si può cercare di ridurre il dolore tenendo sotto controllo la malattia che lo provoca. Qualora questo non fosse possibile si può ricorrere a farmaci ipnotici che provvederanno a normalizzare il ritmo del sonno e a ripristinare la fase profonda. L’Università di Seattle ha dimostrato che anche la psicoterapia cognitivo-comportamentale si rivela efficace nel trattamento dell’insonnia derivante da artrosi. Lo studio mette in evidenza che, i pazienti affetti da artrosi e sottoposti a psicoterapia vedono ridursi di 15 minuti il tempo necessario per addormentarsi e di oltre mezz’ora quello passato insonni, rispetto a coloro che non hanno effettuato le sedute psicoterapiche. Tali effetti si mantengono anche a distanza di un anno.
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