Abbiamo parlato in numerose occasioni dei caregiver, ovvero coloro che si prendono cura di altri soggetti malati, o non autosufficienti, e nella quale rientrano sia conoscenti dell’assistito (come amici o familiari) sia professionisti del mestiere come nel caso degli operatori sociosanitari.
Il ruolo del caregiver è particolarmente difficoltoso e stressante per chi lo pratica professionalmente e in particolar modo per chi si trova a doverlo fare per necessità, fornendo assistenza ad un proprio caro.
Proprio per questo è stato necessario definire il cosiddetto “caregiver burden” ovvero l’impatto complessivo che il carico assistenziale di un malato comporta sul benessere generale di chi fornisce l’assistenza. Attraverso il caregiver burden è possibile misurare in quale misura l’attività assistenziale sta avendo un effetto negativo sul funzionamento emotivo, sociale, finanziario, fisico o spirituale del caregiver.
Ma per quale motivo l’attività di caregiving è così complessa e cosa rende eccessivo il peso del caregiver burden?
La complessità del cargiving e le difficoltà dei familiari
I trattamenti più efficaci che hanno realmente aiutato i pazienti (soprattutto quelli con malattie croniche) hanno richiesto ai caregiver un grado di coinvolgimento sempre maggiore. Si tratta di una cura del paziente a 360° che richiede conoscenze e capacità assistenziali senza precedenti ed è difficilmente sostenibile da parte di cargiver familiari.
Per quanto l’aiuto dei propri cari possa essere fondamentale nella cura del paziente molti caregiver familiari non hanno le competenze necessarie per assistere un malato e quindi nella maggiorparte dei casi si sentono impreparati e, di conseguenza, scoraggiati. Tutto ciò ha dei risvolti molto negativi, soprattutto se si considera che allo stato attuale, e in particolar modo in Italia, le figure dei caregiver non possono essere abbandonate a loro stesse. Ora più che mai.
La possibilità di avere assistenza di qualità da parte della famiglia o degli amici del malato è una risorsa di vitale importanza e in questo scenario gli operatori sanitari dovrebbero supportare questo aiuto extra, fornendo conoscenze e competenze che possano migliorare la qualità della cura.
Il lavoro deve essere fatto soprattutto sullo sviluppo delle capacità di problem solving, organizzazione e capacità di comunicazione.
Social skills e assistenza
Le abilità social del caregiver sono più importanti di quanto si pensa, contribuendo al miglioramento nella qualità della vita di tutti gli interessati. Secondo alcune ricerche, le persone con abilità sociali ben sviluppate hanno maggiori possibilità di mantenere sane le relazioni, portando ad un conseguente miglioramento nella salute del paziente e migliorando la qualità della vita personale.
Tuttavia, le capacità social non sono affatto facili da acquisire e padroneggiare, essendo comprensive di varie sfaccettature, tra cui: espressione di emozioni positive, comunicazione assertiva, stabilizzazione di nuove relazioni, adattamento alle situazioni o controllo delle reazioni aggressive.
Nonostante gli studi abbiano evidenziato come le capacità sociali migliorino entrambi i lati del caregiving, aiutando si l’assistente che l’assistito, le informazioni a nostra disposizione sono ancora poche. Ad oggi non sono ancora del tutto chiare quali siano le abilità sociali considerate importanti quando si svolge il ruolo di caregiver e soprattutto come fare concretamente per poterle sviluppare.