Ad oggi, la figura del caregiver familiare, ovvero coloro che volontariamente decidono di assistere un proprio caro non autosufficiente, non è del tutto riconosciuta a livello giuridico e socio-sanitario. Questa situazione è preoccupante, soprattutto se si considera che queste figure professionali sono una delle colonne portanti della rete sanitaria italiana: basti pensare che nella penisola, circa il 12% della popolazione, in prevalenza donne, sarebbe considerabile caregiver.
La mancanza di una tutela socio-legislativa per questa grossa fetta di persone rende ulteriormente complicata la vita dei caregiver familiari.
Infatti, prendersi cura di una persona non autosufficiente può spesso provocare molte ripercussioni sotto il profilo fisico e psicologico, questo perché nella maggior parte dei casi si finisce per trascurare sé stessi. Inoltre, spesso le vite di coloro che diventano caregiver vengono stravolte da un momento all’altro nel tentativo improvviso di colmare il bisogno di assistenza in famiglia. Proprio per questo, in più della metà dei casi, i caregiver sono costretti ad abbandonare le proprie attività lavorative per svolgere adeguatamente quella che diventerà per loro una professione a tutti gli effetti.
Per queste ragioni è bene tenere sempre a mente che per assistere al meglio coloro che ne hanno necessità i caregiver devono prima di tutto prendersi cura di sé stessi. Ma per fare ciò è necessario un adeguato sostegno proveniente dall’esterno.
Le problematiche sanitare per i caregiver
Sono diversi gli aspetti sanitari che un caregiver non dovrebbe mai trascurare. Tra questi, i più importanti comprendono:
- Mantenere un’alimentazione salutare ed equilibrata
- Evitare un consumo eccessivo di alcool, fumo o farmaci
- Salvaguardarsi da patologie ortopediche da sovraccarico funzionale
- Fare movimento fisico per evitare problematiche dovute all’eccessiva sedentarietà
- Non trascurare mai il proprio stato psicologico ed emotivo
Queste sono solo alcune delle linee guida che un caregiver dovrebbe seguire per rendere più serena la propria attività di assistenza. In generale, queste problematiche sono dovute ad un eccessivo carico di responsabilità e compiti sulle spalle dei caregiver familiari.
A questo proposito è bene affrontare anche un’altra criticità legata all’assistenza dei familiari non autosufficienti, ovvero la cosiddetta “assistenza di genere”. Come abbiamo detto in precedenza, la maggior parte dei caregiver familiari sono donne e nella maggioranza delle famiglie italiane sono le uniche figure predisposte per l’auto dei propri cari. In questo senso, sarebbe bene promuovere un maggiore coinvolgimento di figli e mariti nelle attività di assistenza.
Le tutele normative dei caregiver
Allo stato attuale, chi svolge il ruolo di caregiver è riconosciuto solo parzialmente come tale e le tutele a lui dedicate sotto il punto di vista normativo, sociale e comunicativo sono incomplete.
Sono in vigore alcune leggi regionali o finanziare che tentano di standardizzare questa professione, ma sono sicuramente solo una parte delle regolamentazioni che sarebbero necessarie.
In particolare, nel 2019 la proposta di legge 1461 ha messo nero su bianco le disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dei caregiver familiari, includendo la possibilità di nomina del caregiver da parte dell’assistito, alcune agevolazioni a partire dai contribuiti figurativi, l’obbligo di una formazione adeguata e una serie di tutele per facilitare la conciliazione tra assistenza e lavoro.
Si tratta di un grosso passo avanti per il riconoscimento della professione ma, ad oggi, questa rimane solo una proposta di legge ferma al Senato. La speranza è che possa riprendere al più presto il suo iter, per garantire finalmente ai caregiver il sostegno che meritano.