Come calcolare il proprio rischio di ictus

26 gennaio 2018 Salute e prevenzione
Come calcolare il proprio rischio di ictus

Ogni anno quasi 200.000 italiani assieme alle loro famiglie si trovano a fare i conti con l’ictus, un grave danno cerebrale che rappresenta la terza causa di morte nel nostro paese, inferiore solo alle malattie cardiovascolari e ai tumori maligni.
Disabilità anche molto gravi accompagnano la metà di coloro che sopravvivono e sono ben 940.000 le persone che in Italia se ne portano dietro le conseguenze. Oltre all’invecchiamento della popolazione, l’aumento dell’abuso di sostanze stupefacenti e alcol tra i giovani rappresentano le cause principali di un trend in costante crescita. 

Per conoscere il proprio “rischio ictus”, A.L.I.Ce. Italia Onlus ha creato un’app gratuita, “Ictus 3R”, che monitora nel corso del tempo 3 valori cardine:

  1. Il Peso corporeo, da mantenere stabile;
  2. L’Attività fisica, presente (equilibrata e costante quindi) ma non troppo intensa, meglio moderata e costante;
  3. La Dieta, in termini di qualità e quantità da tenere sotto controllo.

Non a caso, infatti, alimentazione e stile di vita sono da sempre nel mirino degli specialisti, se parliamo di cura e prevenzione di questa e di una lunga serie di malattie più o meno gravi.

L’ictus ad esempio, seppur non curabile, può essere prevenuto ben nell’80% dei casi.

Dunque, cosa fare e cosa non fare? Sì a:

  • Esercizio fisico moderato e costante;
  • Alimentazione sana basata sui principi della dieta mediterranea
  • Monitoraggio della pressione arteriosa a partire dai 40 anni, irrinunciabile soprattutto per chi è affetto da diabete;
  • Astensione dal fumo;
  • Riconoscimento della fibrillazione atriale;

Di conseguenza, no a fumo e a obesità. Inoltre, alcuni quadri clinici rappresentano fattori di rischio non indifferenti:

  • Ipertensione arteriosa;
  • Diabete;
  • Alcune anomalie cardiache e vascolari.

In più, la combinazione di questi fattori aumenta sensibilmente il rischio di ictus.

Occorre dunque prestarvi molta attenzione seguendo con perizia le terapie prescritte dal proprio medico di base. 

Rimane comunque fondamentale anche la tempestività nel caso in cui un ictus si verificasse. Contattare per tempo i servizi di pronto intervento può davvero salvare la vita e fare la differenza nel lungo periodo. Conoscere i sintomi, quindi, è indispensabile per non sottovalutare il problema e permettere al 118 di mettere in movimento i soccorritori quanto prima.

La sigla inglese “FAST” ne riassume i principali campanelli d’allarme:

  • F, per “face dropping” (viso intorpidito): il sorriso è irregolare o sbilenco.
  • A, per “arm weakness” (debolezza del braccio): si hanno sintomi di debolezza o insensibilità del braccio, anche asimmetrica.
  • S, per “speech difficulty” (difficoltà a parlare): si fatica ad esprimersi in modo compiuto o a capire, anche su concetti molto semplici.
  • T, per “time to call 991” (tempo di chiamare il 118): necessario in presenza di uno o più di questi sintomi; anche se scompaiono, occorre comunque chiamare subito i soccorsi.

Non perdere tempo in questi casi: contatta immediatamente il 118 e segui le istruzioni del personale telefonico senza prendere iniziative avventate. Un piccolo gesto può fare una grande differenza.

 

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