Anche se poco se ne parla, l'artrite reumatoide è un'importante patologia osteoarticolare che interessa lo 0,5% della popolazione adulta, più frequentemente le donne. Il sistema immunitario, per ragioni ancora sconosciute, attacca le articolazioni del corpo generandovi un'infiammazione cronica e provocando gonfiore, sensazioni di calore, dolore, limitazione dei movimenti e nei casi più gravi, deformazione ossea.
Generalmente insorge tra i 40 e i 60 anni e colpisce per prime le articolazioni delle estremità, mani e piedi, e successivamente si estende anche a polsi, ginocchia e caviglie. Si caratterizza per essere una patologia simmetrica: questo vuol dire che se la mano destra è interessata, lo sarà anche la sinistra. Molto spesso le zone colpite possono presentare una tumefazione, dovuta dal versamento articolare e dal gonfiore. Ai sintomi articolari si accompagnano anche problematiche di diversa natura come perdita di appetito, febbre e stanchezza.
Diagnosticare l'artrite reumatoide per tempo permette di adottare trattamenti capaci di rallentare l'evolversi della malattia e impedirle di generare danni irreversibili. C'è da tener presente che tendendo ad esordire in maniera graduale e presentando sintomi simili a molte altre malattie reumatiche, identificarla risulta molto complesso. A differenziare l'artrite reumatoide dalle altre patologie è la rigidità delle articolazioni che si presenta molto intensa al risveglio e può durare per ore, se non per l'intera giornata. Qualora questa persista per più di sei settimane è necessario recarsi dal medico e sottoporgli il problema. Al momento la diagnosi si basa esclusivamente sul soddisfacimento di almeno tre di una serie di criteri proposti dall'American Rheumatism Association (ARA):
- Rigidità mattutina di almeno un’ora per 6 settimane.
- Artrite di tre o più aree articolari per almeno 6 settimane (con presenza di edema o versamento).
- Tumefazione dei polsi, delle nocche o delle falangi per almeno 6 settimane.
- Tumefazione articolare simmetrica.
- Presenza di erosioni o decalcificazione alle mani.
- Presenza di noduli sottocutanei.
- Presenza di fattore reumatoide (<5% dei controlli).
Considerata la complessità della patologia occorre che il paziente sia seguito da un team di esperti: oltre al reumatologo è di fondamentale importanza anche il fisioterapista. Mantenere il fisico in movimento è essenziale; svolgendo esercizi di ginnastica dolce si eviterà che i muscoli si atrofizzino. Alcuni piccoli accorgimenti, come svolgere una moderata attività fisica ed alimentarsi in modo corretto (prediligendo frutta, verdura, legumi e cereali integrali), possono contribuire a migliorare la risposta dell'organismo alla cura farmacologica, ma soprattutto a facilitare il recupero delle funzioni articolari.
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