Si tratta di una delle condizioni più complesse per gli esperti che, ad oggi, non hanno ben chiaro da cosa sia causata. Il punto di partenza è quasi sempre un lieve ronzio all’orecchio che si presenta a tutte le età ma, con maggiori probabilità, in età più avanzata, producendo molto fastidio nel soggetto colpito. Questo è il risultato dell'acufene, una patologia molto complessa sulla quale recentemente la scienza ha fatto passi da giganti.
Acufene: di cosa si tratta?
In sintesi, l’acufene non è altro che una percezione uditiva nel momento in cui non ci sono stimoli acustici esterni. Di conseguenza le persone affette da questa patologia tendono a sentire dei suoni che in realtà non vengono riprodotti dall’ambiente circostante.
Come abbiamo detto, si tratta di un fenomeno molto studiato che però presenta ancora molte incognite. L’unica cosa certa è che l’esposizione a rumori di forte intensità è una delle cause scatenanti principali ma, al di fuori di questo, i dubbi sono ancora molti.
Nel caso di acufene primario la diagnosi è particolarmente complessa perché le regioni dell’orecchio interessate possono variare da persona in persona e sono spesso connesse ad altre condizioni. Per quanto riguarda l’acufene secondario la situazione è molto più chiara, essendo state individuate altre condizioni che possono dare origine a questi ronzii.
Si tratta di una patologia che colpisce allo stesso modo uomini e donne, mentre la probabilità di incidenza varia a seconda dell’età, con una maggiore probabilità di sviluppare l’acufene per soggetti tra i 45 e i 70 anni.
A quali complicazioni può portare l’acufene?
Per molti soggetti, l’acufene è una condizione che non crea troppi disagi e non incide gravemente sulla qualità della vita. In altri casi le implicazioni possono invece essere pesanti.
La prima discriminante da considerare è la sua persistenza. Si può parlare di acufene nel momento in cui il soggetto sente ronzii o altri rumori per una durata complessiva di oltre 6 mesi. Una condizione del genere per un periodo altrettanto prolungato può rivelarsi a lungo andare fastidiosa nella quotidianità della persona.
Questo fastidio costante può compromettere la qualità del sonno o, in alcuni casi portare a stati di ansia e depressione con maggiore frequenza. Non si tratta di conseguenze che si verificano con certezza assoluta ma rimangono particolarmente effettive sulla qualità della vita del soggetto.
Come trattare questa problematica?
Le incognite sull’acufene la rendono una patologia particolarmente difficile da interpretare e, di conseguenza, tutti i rimedi trovati finora non sono considerabili come delle vere e proprie cure.
Avendo maggiori informazioni sull’acufene secondario diventa più facile individuare la malattia originaria che provoca il sintomo e attaccarla direttamente. Per quanto riguarda la forma primaria, invece, la diagnosi diventa meno precisa ed occorre spostarsi su soluzioni alternative come l’applicazione di apparecchi acustici e terapie cognitivo-comportamentali o del suono.