Quando si parla di Coronavirus, spesso, si parla anche di carica virale e di come questa possa influenzare l’andamento dei contagi. Ci sono infatti diversi studi che dimostrano come una carica virale alta aumenti le possibilità di contagio.
Avere una carica virale alta significa avere un alto numero di copie di materiale genetico di Covid-19 presenti in un millimetro di materiale biologico.
Se molte persone hanno una carica virale alta, significa che molte persone sono in grado di diffondere in modo più “efficiente” il virus.
Chi è positivo e ha una carica virale alta, in pratica, ha maggiore possibilità di contagiare gli altri, poiché ha “molto virus” all’interno del proprio organismo e la contagiosità è direttamente proporzionale alla carica virale.
Questo non significa però che una carica virale alta si traduca necessariamente in una maggiore gravità della malattia. Non esiste infatti corrispondenza diretta tra i due fattori. Ci sono persone che hanno cariche virali alte ma sono asintomatiche. Certamente però, nei pazienti fragili come gli anziani, una carica virale alta può portare a complicanze maggiori.
Non esiste poi una “stagionalità” della carica virale. Da aprile ad oggi la carica virale si è infatti mantenuta costante. Il fatto che questa estate ci fossero meno tamponi con carica virale alta rispetto a quelli che vediamo oggi, è dovuto semplicemente ad una questione statistica: oggi c’è una maggiore circolazione del virus, con conseguente maggior numero di tamponi totali, e quindi più tamponi con carica virale alta.
Come si misura la carica virale?
Tramite la procedura PCR, reazione a catena della polimerasi, che si basa su più cicli di amplificazione che sono necessari a produrre una quantità rilevabile di RNA virale, si calcola la carica virale, definita con il valore CT, ovvero il numero di cicli necessari per individuare il virus.
I campioni che risultano positivi al virus hanno CT molto diversi. Minore è questo valore, maggiore è la carica virale presente nel campione. Ad esempio, un test con CT 12 ha una carica virale 10 milioni di volte maggiore rispetto ad uno con CT di 35.
La carica virale può poi variare nel decorso della malattia. Nei primi giorni dal contagio molti pazienti mostrano un CT molto basso, che va poi aumentando con il passare dei giorni, quindi la carica virale diminuisce con il tempo.
Inoltre, uno studio condotto dai ricercatori della Weill Cornell Medicine, ha rilevato che il 35% delle persone ospedalizzate che aveva un CT di 25 o meno è morto, rispetto al 6% di coloro che avevano un CT superiore a 30.
A cosa serve conoscere la carica virale?
Sapere quali sono i livelli di CT di un campione in futuro potrebbe consentire di:
- Isolare le persone con carica virale più alta e liberare dalla quarantena chi ne ha una minore
- Rintracciare più facilmente i focolai
- Segnalare con più efficacia i pazienti più a rischio di complicazioni serie
Al di là degli studi di virologi ed esperti, è bene però tenere sempre in considerazione che la prima arma a nostra disposizione per fermare il numero nei contagi risiede nei comportamenti virtuosi da tenere, come indossare la mascherina, mantenere il distanziamento sociale e pulire sempre accuratamente le mani.