Declino Cognitivo Lieve: prima della demenza

8 maggio 2018 Studi e ricerche
Declino Cognitivo Lieve: prima della demenza

Può presentarsi dopo i 60 anni e incide sul 25% degli over 80: è il Declino Cognitivo Lieve, una condizione che di frequente precede l’insorgenza di Alzheimer e altre patologie neurodegenerative.
Come spiega il Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria Marco Trabucchi, “il Declino Cognitivo Lieve, non può essere definito una malattia, ma un disturbo diagnosticato attraverso esami e test specifici.” E sul perché sia così importante riconoscerne per tempo i segnali, è fondamentale sapere che può “essere un campanello di allarme per il successivo sviluppo di demenze più importanti.”

Come chiarito da Trabucchi, non significa che a una diagnosi di Declino Cognitivo Lieve ne seguiranno necessariamente altre più gravi, ma è di estrema importanza intervenire nei tempi corretti per evitare l’aggravarsi di questa stessa condizione.

Quali soluzioni?

Uno studio pubblicato recentemente sul The Lancet Neurology, condotto da un consorzio indipendente, mette in luce l’efficacia di un trattamento nutrizionale specifico nel contrastare il Declino Cognitivo Lieve, a patto che venga adottato non appena formulata la diagnosi e rispettato per almeno 2 anni. Questa terapia, infatti, ha dimostrato di poter contribuire al mantenimento di un sano tessuto cerebrale, a preservare le funzioni cognitive e l’autonomia dell’anziano nell’affrontare le incombenze quotidiane.

Il trattamento, testato su 311 persone affette da Declino Cognitivo Lieve provenienti da 4 diversi paesi (Finlandia, Germania, Olanda e Svezia), prevede l’assunzione di un complemento nutrizionale brevettato, il Souvenaid, contenente una serie di nutrienti attivi: acidi grassi omega-3, colina, uridina monofostato, fosfolipidi, antiossidanti e vitamine del gruppo B.

La miscela ha rilevato benefici importanti per i pazienti in termini di contrasto al progresso della malattia, a patto però di un intervento tempestivo e della completa aderenza terapeutica.

“I risultati di questo studio sono ancora più importanti se si pensa che non esistono a oggi delle terapie farmacologiche per il trattamento del Declino Cognitivo Lieve. In un simile contesto, avere un trattamento di ‘farmaco-nutrizione’ efficace è di primaria importanza per la gestione del paziente. La farmaco-nutrizione rappresenta una nuova frontiera che coniuga i benefici di un trattamento nutrizionale specifico e altamente tollerato con l’efficacia validata da studi clinici, tipici di un farmaco”, commenta il Professor Cappa, Presidente della SINdem.

In ogni caso, come già ricordato, intervenire prontamente è la chiave per contrastare il progresso della malattia. Occorre quindi prestare attenzione ad alcuni segnali, come le perdite di memoria ripetute nel tempo e progressive, fino alla compromissione dello svolgimento autonomo delle attività quotidiane, per cui diventa importante rivolgersi agli specialisti. E per molti (il 73% del campione preso in esame da una ricerca di Doxa Pharma), il medico di base rappresenta la figura di riferimento da interpellare in presenza dei primi sintomi della patologia.

“Il Medico di Medicina Generale ha il vantaggio di seguire il paziente nel tempo e quindi di conoscerne la storia. Si fa una prima valutazione e, in caso di sospetto declino, si rimanda al neurologo o al geriatra per ulteriori accertamenti diagnostici e per la definizione del percorso terapeutico più idoneo”, conferma il Dottor Ovidio Brignoli, Vice Presidente della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG).

In presenza dei sintomi, dunque, rivolgiti sempre agli specialisti e al medico di base per identificare eventuali patologie, così da iniziare le cure non appena possibile.

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