Circa
6 milioni di italiani soffrono di
disfagia, un disturbo che rende complessa la deglutizione di cibi e liquidi e che coinvolge maggiormente anziani e disabili.
Vediamo quali sono le
problematiche più frequenti per le persone che soffrono di questo disturbo,
quale dieta prediligere e quali accortezze seguire per
assistere un paziente disfagico.
Cos’è e cosa provoca la disfagia
La disfagia è una patologia che impedisce alla persona colpita di compiere azioni normalmente associate al mangiare, come deglutire, ma anche masticare, bere succhiare o chiudere correttamente la bocca. A seconda della zona colpita si può distinguere tra
disfagia orofaringea, che coinvolge la gola, e
disfagia esofagea, causata da disturbi muscolari o diverticoli esofagei.
Spesso
associata a malattie neurodegenerative e neurologiche come l’Alzheimer o il Parkinson, ma anche a condizioni tipiche dell’invecchiamento come ictus e tumori, la disfagia rende
spiacevole il
passaggio del cibo in gola per chi ne soffre, rendendo il momento del pasto molto lungo e difficoltoso. A causa di questo disturbo, infatti, alcuni
residui di alimenti o liquidi possono finire
nelle vie aeree, la salivazione aumenta eccessivamente e la persona sente la necessità di tossire molto spesso.
Inoltre, possono manifestarsi
infezioni alle vie respiratorie oltre a importanti perdite di peso, dovute alle difficoltà incontrate per nutrirsi e il conseguente
calo dell’appetito. Quest’ultima conseguenza è particolarmente rischiosa in quanto può portare a
malnutrizione e altri disturbi causati dalla mancanza di una corretta dieta.
Cause e conseguenze del disturbo
Come abbiamo visto, tra le cause di tale disturbo, ci sono senza dubbio alcune patologie del sistema nervoso, ma non solo. La disfagia, infatti, può essere anche causata dal
reflusso esofageo – che irrita l’esofago e rende spiacevole la deglutizione –, da alcune
disfunzioni muscolari e
problemi strutturali.
Qualunque sia la causa della disfagia, è fondamentale avere presente quali sono le possibili conseguenze del disturbo per poterne riconoscere i sintomi ed evitarle. Alla
malnutrizione già citata, infatti, si affianca anche la possibile
disidratazione causata da un’assunzione ridotta di liquidi.
Il rischio di
soffocamento è un'altra conseguenza di cui tenere conto, causata da cibo o liquidi che per errore vengono incanalati nelle vie aeree, così come la
polmonite ab ingestis, dovuta all’aspirazione accidentale di cibo o liquidi nelle vie respiratorie che possono causare infezioni e quindi polmoniti.
Come imboccare il paziente disfagico
Per evitare problematiche e incidenti è importante che chi supporta il malato conosca le
tecniche e gli
accorgimenti per
assistere il paziente disfagico, che verrà seguito da un
team multidisciplinare composto da
medico di base,
logopedista e
altri specialisti come foniatra, fisiatra o otorino ma anche da
infermieri e
OSS.
Questi ultimi devono occuparsi rispettivamente: della corretta applicazione del piano terapeutico e della
somministrazione dei pasti utilizzando le tecniche corrette per imboccare il paziente.
Vediamo alcuni suggerimenti da mettere in atto per rendere il momento del pasto il più piacevole e meno pericoloso possibile:
- La persona che soffre di disfagia deve assumere una posizione adeguata, ovvero seduta con la schiena dritta, il capo sia leggermente piegato in avanti e i piedi appoggiati a terra. Anche in caso di allettamento, il busto deve essere dritto e quindi sollevato. Inoltre, l’OSS dovrà posizionarsi di fronte all’assistito prevenendo cambi di posizione improvvisi.
- L’ambiente circostante deve essere tranquillo e non distrarre l’assistito
- Il pasto deve essere consumato con calma, facendo bocconi di piccole dimensioni. Ogni boccone deve seguire la completa deglutizione di quello precedente. Da considerare è anche la resistenza del malato, che potrebbe stancarsi facilmente se il pasto dura eccessivamente
- Ogni tanto è bene chiedere all’assistito di emettere alcuni colpi di tosse per evitare che del cibo rimanga in gola
- Per evitare la possibile aspirazione del reflusso, la persona con disfagia deve rimanere con la schiena dritta per almeno quindici minuti dopo il pasto, a cui seguirà una corretta igiene orale.
Tutte queste indicazioni sono valide anche per l’assunzione dei farmaci.
Gli alimenti da prediligere per la disfagia
Anche la
scelta degli alimenti deve essere
attenta e pensata per le esigenze di ciascun paziente, che il logopedista comunicherà a chi si occupa dell’assistenza del malato. L’obiettivo, ovviamente, è una
dieta sana ed equilibrata, composta da alimenti con
consistenze adeguate.
Tra quelli consigliati, ci sono yogurt dalla
consistenza liscia, semolino, crema di riso o patate lesse per quanto riguarda i carboidrati, mentre sono preferibili carne trita, pesce morbido per le proteine e in generale tutto ciò che ha una
consistenza cremosa. Anche la frutta sarebbe meglio consumarla frullata.
Da
evitare, invece, tutti i cibi dalle
consistenze non uniformi con una parte liquida e una solida (minestrone, pastina), cibi troppo duri, appiccicosi o filanti, così come tutti gli alimenti che si sbriciolano facilmente. Anche la frutta, sia fresca che secca, di piccole dimensioni è sconsigliata.
PrivatAssistenza a supporto dei pazienti con disfagia
Gestire la disfagia è un’attività complessa, che
richiede l’aiuto di operatori esperti.
PrivatAssistenza offre un
supporto concreto mettendo a disposizione di malati e famiglie figure come
infermieri e
OSS.
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Centro più vicino a te.