Changing mindsets: let’s make ear and hearing care a reality for all! è il claim del IX
World Hearing Day, la
giornata mondiale dell’udito celebrata ogni anno il 3 marzo. Istituita dall’
OMS per sottolineare l’importanza e le conseguenze dei
disturbi uditivi, specialmente se non riconosciuti e curati in tempo, è l’occasione per accendere i riflettori su problematiche a volte poco affrontate nonostante la grande diffusione. Vediamo quali sono i principali problemi uditivi, chi colpiscono e come affrontarli.
I principali disturbi uditivi
I disturbi uditivi possono manifestarsi in diversi modi e non riguardare solamente la
perdita totale o parziale dell’udito, ma anche sintomi quali
ovattamento,
acufene e
vertigini. Nonostante tali problematiche vengano associate comunemente agli anziani, possono presentarsi a qualsiasi età.
L’
ipoacusia è il principale disturbo di questo importante senso, che riveste un ruolo cruciale nella nostra comunicazione e interazione sociale. Consiste nella
perdita parziale della funzione uditiva, sintomo che può presentarsi in maniera acuta o progressiva sia mono che bilateralmente.
Anche le cause di questo problema uditivo possono essere varie, e determinano due tipologie di ipoacusia differenti: quella
trasmissiva e quella
neurosensoriale. Nel primo caso, che interessa l’orecchio esterno o medio, il disturbo può essere dovuto a tappi di cerume o corpi estranei, otiti, traumatismi acuti o neoformazioni e otosclerosi. Ciò che invece riguarda danni o degenerazioni della coclea o del nervo acustico, come ipoacusie congenite, traumi acustici cronici, tumori o presbiacusia causa disturbi definiti neurosensoriali.
Un fenomeno sempre più rilevante
L’OMS stima che il
12% della popolazione italiana è
colpita da problemi uditivi. Sono
7 milioni le persone con ipoacusia, di cui il 25% tra i 61 e gli 80 anni e ben il
50% over 80. È chiaro, quindi, come l’aumento di incidenza corrisponda all’aumentare dell’età e come tale dato sia in procinto di crescere in futuro alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione. Prendendo in considerazione i numeri a livello mondiale, l’OMS prevede che le persone con
deficit uditivi raddoppino entro il 2050: un dato che, se sovrapposto alla situazione del nostro Paese, mostra come nel 2025 gli ipoacusici possano superare gli 8 milioni, arrivando tra i 10 e gli 11 milioni nel 2050.
Cura e prevenzione
Il quadro appena descritto pone necessariamente l’attenzione sulla necessità di fare
prevenzione e
curare o
monitorare adeguatamente i disturbi uditivi sin dai primi segni di insorgenza, in particolare negli anziani. Per quanto sia considerato fisiologico un deterioramento dell’udito durante la terza età, infatti, non è escluso che si possa
agire preventivamente per evitare di aggravare situazioni in grado di causare
isolamento sociale e influenzare pesantemente la
qualità di vita.
Una priorità sempre più riconosciuta, come confermato durante la
conferenza stampa Sordità: una pandemia silenziosa organizzata da SIOeChCf–Siaf in occasione della III Giornata Nazionale di sensibilizzazione sulle malattie dell'orecchio e dell'
udito, anche a fronte degli altissimi
costi sociali della sordità: circa
36 miliardi di euro annui, che si dividono tra costi assistenziali, costi sanitari, astensione dalle mansioni lavorative, accompagnamento del paziente disabile o con ritardo cognitivo. È da considerare, infine, come sia sempre più chiaro il legame tra disturbi uditivi e decadimento cognitivo, con un aumento di rischio di demenza in presenza di difetti dell’udito.
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