Nonostante in estate le morti per afa facciano più “notizia”, è l’inverno il periodo più pericoloso per la salute: infatti con il freddo si muore 20 volte di più che con il gran caldo e non solo per influenza. Le basse temperature favoriscono ictus e infarti e stare in luoghi chiusi avvantaggia la possibilità di trasmissione di virus e batteri che portano a influenza e polmoniti. Senza contare le cadute su ghiaccio, e i danni fisici che ci possiamo arrecare spalando la neve!
Analisi su 74 milioni di decessi
Lo ha dimostrato uno studio condotto in 13 paesi del mondo (tra cui l’Italia), pubblicato dalla rivista Lancet, secondo cui a uccidere non sono tanto i giorni di picco negativo della temperatura quanto i periodi prolungati di temperature un po’ sotto la media. La ricerca ha analizzato ha analizzato oltre 74 milioni di morti attribuibili a caldo e freddo, trovando che le temperature estreme, in un senso o nell’altro, sono responsabili di meno dell’1% della mortalità totale. La grande maggioranza delle morti attribuibili alla temperatura, oltre il 7% del totale è dovuta invece a giorni in cui la colonnina di mercurio è sotto la temperatura ottimale, mentre solo lo 0,42% in estate quando fa più caldo del normale. In inverno negli Stati Uniti la mortalità è in genere dal 10 al 15 per cento più alta rispetto al periodo estivo.
Come il freddo impatta su di noi
L’effetto, sottolinea lo studio coordinato dalla London School of Hygiene, è maggiore nei paesi a climi temperati dove qualche giorno di freddo più intenso del normale uccide di più probabilmente perché le persone, gli ambienti e le case sono meno attrezzati per le basse temperature. I modi in cui il freddo può influire negativamente sulla nostra salute sono ictus e attacchi cardiaci, perché il sangue diventa più denso, aumentando il rischio della formazione di coaguli; la tendenza a stare in luoghi chiusi più a contatto con gli altri, poi, favorisce la trasmissione di virus e batteri e quindi malattie infettive, come influenza e polmoniti; infine, ci sono più incidenti stradali a causa delle strade ghiacciate e si contano alcune morti per incendi provocati da stufe e camini (oltre a qualche morte accidentale per cadute sul ghiaccio o attacchi di cuore dopo aver spalato il vialetto di casa).
Morti da calore più evidenti
«Le evidenze che abbiamo trovato - concludono gli autori - hanno conseguenze importanti per pianificare interventi di salute pubblica che minimizzino le conseguenze di temperature avverse». Anche perché la maggior parte dei piani di salute pubblica legati alle condizioni atmosferiche si concentrano sulle ondate di calore. Questo può essere dovuto anche al fatto che i picchi di decessi si concentrano in pochi giorni nell’estate, mentre il freddo può causare un aumento dei decessi da raffreddamento che però si verificano fino a tre o quattro settimane dopo una l’ondata di basse temperature.
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