Una delle aritmie cardiache più comuni e maggiormente riscontrate anche nei Pronto Soccorso italiani è senza dubbio la fibrillazione atriale (FA).
Questa tipologia di aritmia è considerata anche la principale causa di ictus cerebrale. La “colpa” va imputata alla coagulazione intracardiaca del sangue, che finisce per riversarsi nella circolazione causando tromboembolie.
Il dato più allarmante è che l’ictus rappresenta solo la punta di un iceberg fatto di tanti piccoli insulti ischemici cerebrali che, a loro volta, possono proprio essere causati dalla fibrillazione atriale.
Come scoprire la fibrillazione atriale Purtroppo non è facilissimo diagnosticare la presenza di FA perché, nella maggior parte dei casi, questa si presenta nella sua forma asintomatica. Avvisaglia più diffusa e comune sono le palpitazioni, in gergo medico cardiopalmo, ossia la sensazione di cuore che batte all’impazzata e irregolarmente.
È però vero che la FA potrebbe presentarsi in maniera parossistica, ossia intermittente. In modo del tutto imprevedibile e improvviso compare e, altrettanto improvvisamente, scompare. La durata? Anch’essa imprevedibile, da pochi minuti a qualche giorno.
Partendo da questi presupposti capiamo subito come sia difficile poter diagnosticare questa patologia utilizzando le indagini di registrazione dell’attività cardiaca, come l’elettrocardiogramma e l’holter cardiaco delle 24 ore: l’aritmia potrebbe non verificarsi durante la rilevazione.
Il quadro si complica ulteriormente se si considera che molti pazienti affetti da FA anziché le palpitazioni avvertono sensazioni di affaticamento, dolori al petto, vertigini, fame d’aria e perdita di conoscenza.
Fibrillazione atriale e ictus In seguito ai risultati di un recente studio, l’attenzione di cardiologi e aritmologi si è tutta spostata sulla FA. Da questi risultati emerge che il rischio di ictus ischemico o embolia è più che doppio nei pazienti con episodi di FA asintomatica.
Questo potrebbe spiegare perché un quarto degli ictus sono provocati da cause sconosciute. La questione, quindi, diventa quella della prevenzione primaria della FA.
Come diagnosticare la fibrillazione atriale Il medico, pur non avendone la certezza, attraverso domande mirate può comunque sospettare la presenza di FA. È importante non escluderla a priori perché abbiamo appena visto che può avere tanti sintomi diversi ma anche nessuno.
Un utile accertamento potrebbe consistere nella registrazione prolungata dell’attività cardiaca, come dimostrano quei pazienti che per altri motivi hanno un pacemaker impiantato. La possibilità di riscontrare FA asintomatica è sensibilmente più alta.
Di fondamentale importanza, in questo quadro molto complesso, il ruolo del paziente e dell’autodiagnosi. Sono molte le campagne di sensibilizzazione che vanno in questa direzione, ultima delle quali promossa in collaborazione con una grande casa farmaceutica.
Basterà mettere due dita sul polso per individuare l’alterazione del ritmo cardiaco: fate questo check per qualche minuto più volte nell’arco della giornata e in caso di anomalie rivolgetevi subito al vostro medico di base per esporgli il problema.
Monitorare il cuore In conclusone, più un paziente è asintomatico più rischi corre. Questo è vero, però, soltanto per coloro che oltre la FA asintomatica presentano anche altri fattori di rischio (età avanzata, ipertensione, ictus pregresso, ecc).
Se il paziente è particolarmente anziano potrebbe avere la necessità di monitorare spesso il proprio cuore. Privatassistenza offre la possibilità di farlo comodamente a casa. I servizi di telecardiologia ed elettrocardiogramma a domicilio permetteranno di avere la situazione sotto controllo senza lunghi tempi di attesa: il referto è immediatamente disponibile.
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