In Italia sono oltre un milione gli over 65 che assumono 10 o più farmaci al giorno e i numeri aumentano all’aumentare dell’età.
Gli esperti sono concordi nel mettere un limite al numero di medicinali che una persona può prendere anche perché il rischio è che da benefici diventino tossici.
In gergo medico la prescrizione contemporanea di più principi attivi prende il nome di polifarmacia, fenomeno dai molteplici effetti, primo fra tutti l’interazione negativa fra farmaci.
I problemi legati alla polifarmacia Per gli anziani diventa anche complesso gestire più percorsi terapeutici contemporaneamente e molto spesso finiscono per dimenticarsi qualche pillola o per confondere i medicinali. Oltretutto diminuisce anche l’efficacia dei singoli principi attivi.
A dimostrazione di tutto ciò c’è uno studio condotto dal Centro studi di Economia sanitaria di Senior Italia Federanziani su un campione di 1.427 over 65 con ipertensione arteriosa. Il 71% era sottoposto ad una doppia terapia e di questi il 44% ha mostrato un inadeguato controllo farmacologico.
Ebbene, i risultati fanno emergere quelle che per i pazienti più anziani sono le principali problematiche legate alla conduzione parallela di più terapie:
- confusione tra i farmaci da assumere;
- mancato rispetto delle indicazioni mediche;
- sospensione autonoma di una delle terapie al raggiungimento di uno stato di benessere;
- abbandono di più terapie per eccessiva complessità.
La prescrizione a cascata Purtroppo la prescrizione multipla e contemporanea dei farmaci sembra una prassi consolidata tra i medici di base italiani, così come altrettanto consolidata è la cosiddetta “prescrizione a cascata”.
Il paziente prende dei medicinali che gli causano degli effetti collaterali, per curare i quali gli vengono prescritti ulteriori farmaci. Si tratta di un vero e proprio circolo vizioso che una volta innescato è difficile da fermare.
Deprescrizione, il progetto in Emilia Romagna In questi casi la cosa migliore da fare sarebbe deprescrivere, soprattutto negli anziani. Le ricerche scientifiche dimostrano che eliminare dei farmaci non produce effetti negativi, anzi! Lo conferma anche un progetto della Regione Emilia Romagna.
L’iniziativa ha coinvolto numerose strutture residenziali per anziani dimostrando che il numero di farmaci può essere diminuito tranquillamente senza che lo stato generale di salute peggiori. La dottoressa Poluzzi, coordinatrice del progetto insieme all’USL di Modena, spiega che ora si sta lavorando alla realizzazione di un software che segnali agli specialisti le interazioni negative dei farmaci o l’eccessiva prescrizione.
I medici seguono alle lettera le linee guida che indicano in che maniera vanno presi i farmaci per ogni singola malattia, il fatto è che tali norme valgono quando si ha solo quella patologia. Gli anziani, spesso, mostrano un quadro clinico molto più complesso che non permette di seguire le regole standard. “Bisogna capire chi abbiamo davanti, quali sono le sue esigenze e le sue priorità” afferma Graziano Onder, geriatra dell’Università del Sacro Cuore di Roma.
L’assistenza per l’assunzione dei farmaci: un aiuto concreto Proprio per evitare che venga fatta confusione nell’assunzione dei farmaci e che tutte le terapie vengano assunte con regolarità e precisione, si può ricorrere ai servizi infermieristici a domicilio di Privatassistenza. Questi si rivelano particolarmente adatti per quegli anziani che vivono da soli e che hanno bisogno di un occhio che li sorvegli. Il personale infermieristico di Privatassistenza è a disposizione per somministrare, con la professionalità che lo caratterizza, tutte le terapie del caso, anche i farmaci prescritti per via enterale.
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