La drammaticità della situazione delineatasi durante l’emergenza da Coronavirus ha riacceso i riflettori sulla popolazione anziana. Per la prima volta dopo tanto tempo, giornalisti e studiosi si sono interessati dell’organizzazione dei servizi socioassistenziali rivolti agli anziani, compresa quella delle strutture sanitarie residenziali, e si sono interrogati sull’efficienza della loro gestione.
La domanda che molti esperti si fanno è se ora, dopo i difficili mesi che abbiamo trascorso e dopo che sono emerse diverse criticità nella gestione di questi servizi, la politica, nazionale e territoriale, riformerà e riprogetterà l’organizzazione dei servizi destinati a questa fascia di popolazione.
L'argomento non tocca solo gli anziani, ma anche le loro famiglie.
Anziano e cura familiare
Prima di tutto, è doveroso soffermarsi sul concetto di anzianità e su chi siano gli anziani oggi.
Gli andrologi fissano l’inizio dell’anzianità a 75 anni; nello specifico, si considera anziana una persona con una speranza di vita di circa 10 anni. In particolare, secondo gli esperti, i sessantacinquenni di oggi hanno la forma fisica di un quarantenne di trent’anni fa, mentre i settantacinquenni, quella di un cinquantenne del 1980.
La famiglia, come detto, è il nucleo sociale che più di tutti gli altri, soprattutto in Italia, si occupa degli anziani. È qua che si incontrano e si esprimono i bisogni di più generazioni a confronto. La transizione di un familiare all’anzianità, pertanto, coinvolge tutti i membri della famiglia; tutti, infatti, in maniera minore o maggiore, ne sono colpiti, ritrovandosi a dover ricoprire nuovi ruoli e assumere nuove responsabilità.
È in questa delicata fase che bisogna analizzare razionalmente le risorse, anche economiche, a disposizione della famiglia per l’accudimento in casa dell’anziano.
La famiglia moderna italiana ha infatti ereditato da quella degli anni ‘80 la tendenza a non ricorrere all’istituzionalizzazione dell’anziano in strutture protette. Pertanto, ci si organizza prevalentemente in modo autonomo per la cura a domicilio. Basti pensare che in Italia si contano oltre otto milioni di caregiver che si auto-organizzano per far fronte ai bisogni di assistenza dei propri cari, a cui si affiancano quasi un milione di badanti.
Uno dei problemi principali che gli studiosi ora riscontrano è il progressivo invecchiamento dei caregiver: la generazione di mezzo, quella che si prende cura dei propri “anziani genitori”, è, infatti, costituita perlopiù da “giovani anziani”. Questo spesso comporta la mancanza di forze e di energie sufficienti per un compito così gravoso, a cui si aggiungono lo stress e le mille difficoltà da affrontare. Tutto ciò può portare al burnout del caregiver, con conseguenze importanti su tutta la famiglia.
In una situazione del genere, data anche la scarsa presenza territoriale di servizi di cura e assistenza intermedi che possano ritardare il passaggio dal domicilio alla struttura residenziale, non è raro che la famiglia decida di affidare l’anziano proprio alle cure di una di queste strutture, sentendosi però spesso in colpa, poiché esautorata dal compito di cura dell’anziano.
L’anziano come risorsa
Sarebbe però del tutto sbagliato considerare l’anziano solo come un peso per la famiglia che deve prendersene cura.
Al contrario, oggi più che mai, la figura dei nonni è sempre più importante, ad esempio per accudire i nipoti. La presenza dei nonni e la loro interazione con bimbi, contribuisce in maniera importante alla costruzione dell’identità personale delle nuove generazioni.
Il fondamentale legame nonno-nipote che si viene a instaurare è differente da quello con i genitori, poiché è con i nonni che i bimbi possono far emergere altri aspetti del proprio carattere, rispondere a regole diverse e sviluppare la propria fantasia in modo nuovo.
I nonni diventano a tutti gli effetti una delle colonne portanti della famiglia, soprattutto nel caso in cui i genitori siano single o separati. Questo fenomeno dei nonni come risorsa familiare non è prerogativa solo italiana.
Al contrario, è molto diffuso in tutta Europa e, considerando il ruolo fondamentale dell’anziano in famiglia, restano alte le speranze verso la politica, affinché intervenga nell’implementazione di trasformazioni strutturali atte a ridisegnare l’iter di cura degli anziani, in favore di un modello sempre più “casalingo”, fornendo ai familiari il supporto e gli strumenti necessari.