Un progetto attuale e funzionale per le persone affette da Alzheimer: obiettivo del lavoro è il miglioramento della qualità di vita del malato attraverso la promozione di momenti di benessere a contatto con il verde nelle sue varie forme.
L'aria aperta fa bene...
L'ortoterapia è usata in vari ambiti come complemento alla cura, prevenzione e sollievo dellostress sia del malato che di chi cura.
Recenti studi hanno dimostrato che gruppi di anziani compresi fra i 69 e 90 anni di età che praticano almeno tre ore di giardinaggio alla settimana beneficiano di una diminuzione della frequenza cardiaca e di un aumento del colesterolo protettivo, inoltre l'ortoterapia agisce positivamente sulla sick building sindrome (disturbo da ambiente chiuso). È utile inoltre ricordare autori quali Kaplan che mettono in evidenza il risanamento dell'attenzione e nello stesso tempo l'effetto distrazione (prendere cioè distanza dal problema e dal malessere) di chi frequenta giardini o ambienti naturali. Un interessante studio di Felicia Hupper mette in evidenza come in anziani dediti al giardinaggio si possa riscontrare una riduzione dell'adrenalina e un aumento dell'efficacia immunitaria. Sicuramente possiamo affermare che l'attività all'aria aperta migliora la qualità di vita di ciascuno di noi e in particolare degli anziani istituzionalizzati. È importante distinguere quelli che sono i giardini del benessere, che sono a disposizione di tutti che hanno caratteristiche preventive e allentano lo stress dai giardini terapeutici che sono a disposizione del malato e hanno funzioni di cura, dove con la parola cura intendiamo il farsi carico di tutti gli aspetti della persona e quindi anche del suo benessere. Lo spazio verde può quindi essere vissuto come luogo di stimolazione dei sensi, da osservare, come elemento esterno che ci pone in una condizione di benessere, oppure come spazio da fruire in maniera attiva in cui operare ed è quindi il caso dell'ortoterapia. Nel caso specifico del malato di Alzheimer entrambe le situazioni sono favorevoli per creare momenti di benessere e migliorare la qualità della vita. Il "Cerino Zegna" è particolarmente favorito grazie alla presenza di due aree verdi strutturate in modo diverso ma complementari tra di loro:
• un grande parco dotato di percorso benessere per anziani (Senior Park®), serra e attorno ad essa un piccolo "giardino della memoria" con pollaio, lavatoio e fili per stendere la biancheria;
• un giardino Alzheimer annesso al centro diurno progettato secondo criteri atti a favorirne e facilitarne l'utilizzo a persone affette da demenza.
Come, perché, dove: l'ortoterapia ai raggi x
Negli ultimi anni, con i malati di Alzheimer, si è lavorato in entrambi gli ambienti sperimentando diverse dinamiche di approccio al verde comprendenti attività di ortofloricoltura e attività di contemplazione, rilassamento e movimento nel verde. Per riorganizzare queste attività al fine di creare veri e propri momenti di ortoterapia è partito nell'anno 2010 un progetto articolato secondo metodologie precise, a cura della psicomotricista e di alcuni operatori socio sanitari. Obiettivo del lavoro è il miglioramento della qualità di vita del malato attraverso la promozione di momenti di benessere a contatto con il verde nelle sue varie forme. I soggetti coinvolti sono persone ricoverate presso il Nucleo Alzheimer Temporaneo o frequentanti il Centro Diurno Alzheimer. Sono state selezionate in base alla loro biografia, alla disponibilità a lavorare all'aperto e alla valutazione funzionale. Come strumento di verifica è stata utilizzata la scheda AARS per il monitoraggio del benessere durante lo svolgimento dell'attività. Da una prima elaborazione dei dati è possibile osservare, nei grafici seguenti, una notevole presenza di segnali di
interesse e piacere durante il periodo di osservazione di svolgimento dell'attività. Piacere rilevabile nel 75% dei casi con il punteggio massimo
di 5 e riconducibile a segnali forti e prolungati quali il sorriso, la relazione calorosa e partecipe con l'altro, il desiderio di comunicare
verbalmente l'esperienza. L'interesse al punteggio massimo di 5 per l'attività svolta è presente nella percentuale del 68% ed è stato monitorato con segnali quali la spontanea partecipazione al compito, il guardarsi attorno nello spazio verde, il mantenimento del contatto oculare sugli oggetti ed elementi del verde. Il dato rispetto all'interesse è particolarmente significativo per le persone affette da demenza in cui spesso riscontriamo gravi problemi di attenzione e motivazione.
Esperienze concrete
Le attività sono state svolte in 3 aree specifiche (parco, serra e vasche per l'ortoterapia) al fine di poter offrire varie possibilità ad utenti con livello di capacità residue, vissuti culturali e gradi di compromissione diversi. Il parco della struttura e i percorsi e il prato con le sdraio del Giardino Alzheimer hanno offerto momenti di benessere e rilassamento. Dalle schede di rilevamento è emerso che negli ospiti che hanno usufruito di passeggiate all'aperto sull'erba, di momenti di relax al sole o sotto agli alberi di tiglio profumati si è verificata una diminuzione dei disturbi del comportamento presenti in reparto, soprattutto vagabondaggio e ansia. La varietà delle esperienze sensoriali che il contatto con la natura offre favorisce l'ascolto di sé e l'integrazione con l'ambiente. Nel nostro caso gli elementi che più di altri sono stati oggetto di attenzione sono: la possibilità di camminare sul morbido dell'erba (soprattutto per gli ospiti istituzionalizzati che si muovono sempre sullo stesso tipo di pavimento), il profumo nell'epoca di fioritura dei tigli e la possibilità di manipolare corteccia, foglie, erbe e raccogliere fiori. Le attività di ortofloricoltura si sono svolte in parte in serra e in parte nelle vasche apposite costruite a diverse altezze per compensare i disturbi funzionali e di equilibrio e per dare l'opportunità a chi in passato si prendeva cura del proprio orto di lavorare a livello della terra. Il lavoro nelle vasche della serra si è rivelato particolarmente adatto per persone molto disorientate. L'ambiente circoscritto e raccolto della serra è stato fonte di rassicurazione e ha permesso il focalizzarsi dell'attenzione sul lavoro, (cfr. pagina seguente). Partendo dal presupposto che l'obiettivo del progetto di ortoterapia è favorire momenti di benessere, le attività sono state proposte senza particolari richieste di perfezione tecnica ma come possibilità espressiva, lasciando spazio alla libertà di agire e al vissuto personale per non creare stress. Zappare, attività che non richiede particolare competenze o precisione, mette a contatto diretto con la terra che, sollevata e arieggiata restituisce sensazioni di leggerezza gioiosa. "Scavare buche è un po' come aprire un cassetto e frugarci dentro" dice Pia Pera. Frugare nella terra ha regalato a noi che ci abbiamo lavorato (nell'orto si lavora insieme in modo democratico e spesso la persona che in reparto è il paziente nell'orto ne sa più di noi!) momenti di grande benessere sottolineati dall'attività a volte frenetica con grandi quantità di terra smossa, a volte leggera e delicata come lo zampettare dell'uccellino sulla sabbia. Visti i problemi di memoria delle persone con Alzheimer si è preferito al posto dei semi utilizzare piantine di verdure da mettere in terra per avere un riscontro più immediato dell'attività svolta e per dare maggiore motivazione all'attività attraverso il bisogno di cura alla pianta. Nelle schede di registrazione molto spesso si leggono frasi del tipo "è tutta secca poverina" , "ha bisogno di un bastone perché si piega", e accarezzando le foglioline di una piantina di basilico "come è piccola". Le piante hanno suscitato il desiderio di prendersi cura di un essere più piccolo e debole che dipende da noi per sopravvivere. Di conseguenza annaffiare per alcuni è diventata quasi una missione! Le attività sono state svolte sia all'interno di un rapporto 1/1 dove era necessario creare un clima particolarmente rassicurante sia in gruppo per favorire la collaborazione, lo scambio e la relazione attorno a un progetto comune. Progetto comune che tra l'altro ha messo in moto una rete insperata di collaborazione: manutentori, giardinieri e alcuni parenti che ci hanno aiutato nella realizzazione delle vasche. La possibilità di condividere saperi e gesti ha stimolato ricordi legati a passate esperienze negli orti, nei campi, nei giardini di casa e perché no... anche nei giardini pubblici. Dai cassetti della memoria sono comparsi nomi di piante, ricette, qualche canzone, ecc. Non abbiamo coltivato solo basilico, pomodori, melanzane e gerani, abbiamo fatto sbocciare tante piccole risorse sopite e "... quando lavoriamo in giardino, dovremmo cercare di renderci conto che stiamo facendo un po' di giardinaggio anche negli incolti della mente, del cuore!" (P. Pera).piantare, irrigare, rastrellare, tagliare l'erba, controllare la crescita delle piante hanno assunto connotazioni diverse a secondo della personalità del giardiniere. Soprattutto zappare la terra ha suscitato entusiasmi e ha smosso energie decisamente personali.
Per approfondimenti: www.nonautosufficienza.it
Fonte: Forum sulla non autosufficenza
A cura di: Nicoletta Bocca