L’aumento di volume della prostata e la conseguente pressione sul canale dell’uretra, che costituisce il collegamento della vescia con l’esterno, determina una modificazione nello scorrimento dell’urina. Da questo derivano l’andare in bagno molto frequentemente, anche nelle ore notturne, e il non riuscire a svuotare in modo completo la vescica, due dei fastidi più diffusi per chi soffre di ipertrofia prostatica, una problematica diffusa molto più di quanto si pensi. Ma soprattutto, molto più precocemente.
Chi colpisce?
Infatti, se a soffrire maggiormente di questo disturbo sono le fasce d’età più avanzate, è importante non cadere nella convinzione che siano solo gli over 65 i soggetti interessati. Così, se tra i 70 e gli 80 anni, il problema riguarda fino all’80% dei maschi, non è da sottovalutare il dato che riguarda chi ne ha compiuti 50, che ne risulta interessato nel 35% dei casi. Scendendo a cascata sulle fasce d’età inferiori emerge una costante diminuzione nelle percentuali di soggetti interessati, ma non scompaiono del tutto. Negli uomini non ancora entrati negli “anta” si nota che 1 su 3 è già soggetto a sintomi urinari, mentre prima dei 30 si tratta solo di bruciori urinari, non per forza riconducibili alla stessa natura.
Lo studio.
I dati sono stati raccolti dalla Società Italiana di Urologia (SIU) nel corso della campagna di visite gratuite “Controllati” attiva lo scorso anno e che si ripeterà tra metà ottobre e fine novembre 2018. A essere prese in esame sono state oltre 2400 schede raccolte in circa 60 centri italiani.
Come difendersi?
Occorre monitorare lo stato di alcuni fattori di rischio messi in luce dallo studio, perché associati allo sviluppo della malattia, insieme ai rispettivi parametri numerici di riferimento. Pressione alta, diabete e il fumo di sigaretta aumentano di più del 50% il rischio, così come un alto tasso di colesterolo e trigliceridi incrementano la possibilità di ipertrofia prostatica del 37%. E nemmeno i chili di troppo sono da sottovalutare. La correlazione è molto maggiore sotto ai 50 anni, dove la presenza di più di un fattore fra quelli individuati è associata a un ulteriore aumento del rischio.
Agire sulle abitudini.
Uno stile di vita controllato rappresenta una delle più grandi attività di prevenzione possibili: controllare pressione, glicemia, lipidi nel sangue e prostata, così come praticare regolare attività fisica. Rimandare i disturbi legati all’avanzare dell’età, in modo particolare legati alla prostata, è possibile, ma solo grazie a specifiche azioni, semplici e ripetute, da osservare nel quotidiano.