Medici e specialisti del settore ormai da molti anni vanno propagandando l’importanza dell’attività fisica, soprattutto per le persone più avanti con l’età. Fare movimento, infatti, produce molti benefici sia dal punto di vista fisico sia psicologico e a godere principalmente dei vantaggi derivanti dall’attività motoria è il cuore. Un interessante studio dimostra che le persone di età superiore ai 65 anni, conducendo un’attività fisica moderata quale camminare o andare in bicicletta, hanno la possibilità di ridurre del 50% la possibilità di morire per problematiche di tipo cardiovascolare. Rita Antikainen, ricercatrice e professoressa presso l’Università di Oulu in Finlandia, nonché curatrice dello studio, è chiara: gli anziani fisicamente attivi vedono ridursi la possibilità di contrarre malattie coronariche e ictus.
Lo studio è arrivato a queste conclusioni dopo aver analizzato l’associazione tra l’attività fisica nel tempo libero e il rischio di malattie cardiovascolari e di mortalità in 2456 persone di età compresa tra i 65 e i 74 anni. I partecipanti hanno dichiarato il proprio livello di attività fisica e, successivamente, sono stati distinti in due gruppi in base all’intensità dell’esercizio. Rientra nell’attività fisica di medio livello chi, per almeno quattro ore alla settimana, cammina, va in bicicletta o pratica altre forme di movimento all’aria aperta. Vengono inclusi nell’attività fisica di alto livello coloro che, per almeno tre ore settimanali, praticano sport a livello amatoriale.
Il monitoraggio dei partecipanti è durato più di dieci anni e, in questo arco temporale, 197 soggetti sono deceduti a causa di malattie cardiovascolari mentre 416 hanno avuto problemi al cuore. A questo punto i ricercatori hanno notato che chi pratica attività fisica di medio livello durante il proprio tempo libero porta al 31% il rischio di contrarre una patologia cardiovascolare e riduce al 54% la mortalità mentre chi pratica un’attività motoria di alto livello abbassa al 45% il rischio di patologie cardiovascolari riducendo la mortalità del 66%.
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