Solitudine e anziani, non solo uno stato d’animo.

1 agosto 2017 Studi e ricerche
Solitudine e anziani, non solo uno stato d’animo.

La solitudine: una sensazione di disagio, un senso di tristezza. Soprattutto per gli anziani che al giorno d’oggi si ritrovano spesso a restare soli in casa, magari pieni di acciacchi e senza qualcuno con cui poter scambiare quattro chiacchiere. Nemmeno le persone a loro più care, quali figli e parenti, impegnate nelle mille attività quotidiane, hanno tempo da dedicargli. La solitudine può persino provocare morte prematura: al meeting dell’American Association for the Advancement of Science lo psicologo John Cacioppo ha affermato che negli anziani soli aumenta del 14% questa possibilità.

La solitudine non è solo uno stato d’animo ma porta con se numerosi rischi, sia dal punto di vista psicologico che fisico. Uno studio dimostra addirittura che l’isolamento e l’inattività fisica degli anziani procura in loro un elevato livello di stress che, a sua volta, porta a problematiche più o meno gravi quali:

  • Malattie cardiovascolari;
  • Diabete;
  • Emicrania;
  • Cattiva qualità del sonno;
  •  Malnutrizione.

Perché gli anziani sono la categoria maggiormente a rischio solitudine? Per tutta una serie di ragioni. La principale è rappresentata dalla perdita del coniugecon cui si è condiviso gran parte del percorso di vita e che, improvvisamente, lascia un vuoto incolmabile. Un’altra possibile causa potrebbe essere il venir meno della routine lavorativa causata dal pensionamento. Non da meno sono i fattori economici quale una pensione minima, che andrebbe a precludere numerose occasioni di socializzazione, o i problemi fisici che limitano il movimento. A causa dell’isolamento conseguente a queste situazioni la persona diventa psicologicamente fragile e quindi più propensa a soffrire di depressione. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel suo Piano d’azione sulla salute mentale per il 2013-2020, indica che sarebbe necessario attuare dei piani di prevenzione che prevedano un supporto medico e/o psicologico erogato all’interno di centri specializzati, come le case di cura per anziani, o attraverso servizi di assistenza domiciliare.

Coinvolgere l’anziano in attività anche semplici, potrebbe aiutarlo a ritrovare l’entusiasmo perduto. Basterebbe non fargli perdere i contatti con le persone care (amici, ex colleghi e parenti) per eliminare l’impatto negativo dovuto alla solitudine. In molti comuni, ad esempio, esistono strutture assistenziali che hanno come obiettivo lo svolgimento di attività di socializzazione quotidiana: sono i Centri Diurni Integrati. I CDI offrono prestazioni di tipo sociale-sanitario alle persone anziane non autosufficienti oppure autosufficienti ma con problematiche psicologiche che potrebbero portare al ricovero. Oltre ai Centri Diurni Integrati ci sono anche i così detti “laboratori occupazionali” dove l’anziano ha la possibilità, per alcune ore al giorno, di svolgere attività di socializzazione e di sostegno nella vita quotidiana.

Tutte iniziative che permettono di mantenersi attivi ed occupati evitando, così, di cadere nel vortice della noia e quindi nella depressione. Qualora per un vostro famigliare abbiate bisogno di un valido supporto psicologico a domicilio, potrete rivolgervi ai Centri Privatassistenza. In base alle diverse esigenze saranno organizzate sedute terapeutiche direttamente a casa del paziente dove un professionista serio e preparato si recherà per fornire tutto il supporto possibile. Scopri subito qual è il Centro Privatassistenza più vicino alla tua città e contattalo per ricevere maggiori informazioni. 

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