La Degenerazione maculare è una malattia multifattoriale che determina il progressivo deterioramento della capacità visiva. L’area colpita è la parte centrale della retina, detta appunto macula. A comporla, due tipologie di cellule nervose fotosensibili, seguite dall’epitelio pigmentato retinico, un sottile strato di cellule nutrienti che possono degenerare, come nel caso della patologia in questione. La conseguenza è a progressiva perdita della visione centrale, potenzialmente completa e irreversibile.
Pur essendo la prima causa di ipovisione sopra i 50 anni in Occidente, si stima un sottodimensionamento delle diagnosi rispetto alle persone affette dalla patologia. In pratica, molti ne soffrono, ma non si sono sottoposti agli accertamenti del caso. Dunque il progredire della malattia, spesso, non trova davanti a sé alcun ostacolo e in molti casi occorre intervenire su individui già compromessi. Ecco perché nuovi studi prendono in considerazione terapie basate sulle cellule staminali. Recentemente un team di ricercatori del Moorfields Eye Hospital di Londra ha preso in esame questa possibilità, inducendo cellule staminali embrionali a differenziarsi in cellule di epitelio pigmentato retinico; queste sono poi state applicate ad un finissimo strato di cellule a formare una sorta di cerotto, successivamente applicato alla retina di un occhio per ciascuno dei due pazienti sottoposti alla terapia, un uomo di 86 e una donna di 60 anni. I due anziani hanno riportato risultati incoraggianti: dal non riuscire a leggere nulla, sono passati a 20 lettere al minuto. A un anno di distanza, non sono stati rilevati effetti indesiderati, come descritto dall’articolo pubblicato sul Nature Biotechnology, quindi Il trattamento sarà proposto ad altre 8 persone.
“Un risultato importante”, come riporta anche il direttore del Centro di Medicina Rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Michele De Luca. “Il recupero descritto equivale a circa due decimi, il che, per chi non vede nulla fa una differenza notevole. Molto significativo anche che dopo un anno non ci siano stati effetti avversi importanti, anche se certamente non basta a sancire la sicurezza assoluta del trattamento visto che si tratta di staminali embrionali”.
E mette in evidenza due aspetti importanti di ordine “tecnico”. In primis, precedenti esperimenti condotti negli USA basati su cellule sparse, a differenza del sistema “a foglietto”, non avevano avuto buon esito. In secondo luogo, in Italia non è permesso l’uso di cellule staminali embrionali.
Per di più, oltre al numero limitato di persone sottoposte alla sperimentazione e all’ancor precoce stadio delle osservazioni, è da tenere in considerazione il fatto che siano stati osservati solo casi di degenerazione maculare umida acuta. La degenerazione maculare umida cronica e secca, invece, sono patologie diverse, che richiederebbero studi ad hoc. Sarebbe dunque prematuro parlare di una cura definitiva per questa grave patologia.
Si tratta comunque di un primo passo importante verso nuove soluzioni e, indirettamente, di un modo per porre l’attenzione su una malattia ancora poco conosciuta nel nostro paese.