Un tema importante, ma poco conosciuto e spesso dimenticato o sottovalutato, realtivo all'assistenza domicliare è il burnout. Ovvero la sindormeche colpisce gli assistenti informali, quelle persone, non professioniste, che assistono i malati. In genere sono i familiari che durante la loro normale vita familiare e lavorativa, è possibile che si trovino a dover assistere un parente malato, fisicamente e/o mentalmente, andando così a incidere su quella che è la loro normale esistenza. Incorrono quindi in tutte quelle che sono le conseguenze di chi fa assistenza in maniera professionale: burnout e stress lavoro correlato. Le famiglie normalmente non conoscono questa patologia, non c’è molta informazione e prevenzione a riguardo, nessuna preparazione istituzionale. Solo le associazioni di malati possono fornire un aiuto specifico.
In Italia la situazione vede 2.800.000 persone non autosufficienti, di queste 2 milioni sono anziani di cui il 60% vive in una famiglia in cui almeno una persona si fa carico di loro. Chi fa assistenza ai malati di professione riceve un addestramento utile a non incorrere nel burnout, ovvero un forte esaurimento, che non gli permette più svolgere il proprio lavoro perché questo gli dà un peso via via sempre maggiore. I caregiver, ovvero gli assistenti informali, non hanno questa formazione ed è quindi probabile che si trovino ad affrontare questa patologia. La dottoressa Ehrlich, medico specialista in Medicina del lavoro li definisce in questo modo: “Sono persone che non hanno più le ferie, non hanno più una vita coniugale, non hanno più un sonno sereno. In molti casi capita che dopo la morte del famigliare malato cominci un periodo caratterizzato da un forte senso di colpa, un malessere grave che va a colpire persone che sono sane sulla carta, che quindi non percepiscono invalidità, non hanno assegno di accompagnamento“.
E' importante per le persone che assistono un parente malato affrontare questo percorso in modo consapevole e preparato chiedendo aiuto delle associazioni di zona e seguendo programmi formativi per i caregiver. E’ consigliato fare questionari che hanno lo scopo di individuare i carichi emotivi a cui sono sottoposti gli assistenti informali. In particolare esiste un questionario internazionale chiamato CBI, caregiver burden inventory, che vuole misurare cinque diversi carichi cui è sottoposto il caregiver: l’impegno temporale (carico obiettivo), la sensazione di perdita di opportunità (carico psicologico), la sensazione riguardo la propria salute (carico fisico), i sentimenti circa le relazioni in famiglia e sul lavoro (carico sociale) e le sensazioni negative verso l’assistito (carico emotivo).
Per maggiori informazioni e un aiuto concreto contattare sempre le associazioni dia malati della propria provincia oppure contattare il proprio centro PrivatAssistenza.