Ipertrofia Prostatica Beningna già tra gli under 50: ipertensione, diabete e colesterolo nel mirino

1 marzo 2018
Ipertrofia Prostatica Beningna già tra gli under 50: ipertensione, diabete e colesterolo nel mirino

L’adenoma prostatico: una patologia che colpisce mediamente la metà degli uomini sopra i 60 anni. Ma i più giovani non devono stare a guardare. Degli uomini di età compresa fra i 50 e i 60 anni arriviamo quasi a quota 35% e ad un – per i più - sorprendente 10% di uomini fra i 40 e i 50 a cui viene già diagnosticata la malattia.
Uno scenario allarmante, quello dell’Ipertrofia Prostatica Benigna, rappresentato dai dati raccolti lo scorso anno dalla Società Italiana di Urologia. Nello studio, basato su un campione di 2000 italiani coinvolti nel corso della campagna #Controllati2017, sviluppata anche grazie al supporto non condizionante di Menarini, sono stati individuati i più importanti fattori di rischio per lo sviluppo della patologia.

+50% di probabilità di IPB nel caso di ipertensione. +57% per il diabete +37% in presenza di colesterolo e trigliceridi alti. x2 probabilità sopra riportate in presenza di sindrome metabolica +50% se si fumano più di 10 sigarette al giorno. E questi valori si fanno ancora più consistenti nel caso di anomalie riportate da soggetti under 50. “I dati raccolti confermano che l’aumento di volume della prostata è chiaramente associato agli stili di vita. Nel campione i fattori di rischio più frequenti sono l’ipertensione, che riguarda circa il 30% degli uomini, e il colesterolo alto (24%): elementi che concorrono a causare la sindrome metabolica, diretta conseguenza di stili di vita inadeguati e responsabile di un incremento del pericolo di ipertrofia fin da giovani” – afferma Fabio Parazzini, membro del Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell’Università di Milano Irccs Policlinico, ed autore dello studio insieme agli urologi Vincenzo Mirone, Giuseppe Carrieri, Giuseppe Morgia, Luca Carmignani, Giuseppe Vespasiani e Walter Artibani.

Già sotto i 40 anni si fanno vivi i primi sintomi (34% del campione), come bruciore urinario, nicturia, sensazione di non completo svuotamento e frequenza di minzione eccessiva. Uomini di giovane età che si sentono al sicuro, insomma, anche se tanto al sicuro non sono. Secondo Vincenzo Mirone, già menzionato tra i partecipanti allo studio, urologo responsabile della comunicazione Siu (Società Italiana di Urologia) e direttore del ripartimento di Urologia all’Università Federico II di Napoli, “I meccanismi biologici attraverso cui ipertensione, glicemia e colesterolo alto portino all’Ipb e da questa si favorisca la disfunzione erettile non sono completamente noti, è possibile che per esempio l’eccesso di lipidi in circolo porti a un incremento di fattori proinfiammatori.”

Quindi anche in mancanza di un legame chiaro, è comunque già possibile inserire i parametri cardiometabolici citati tra le possibili cause. “Prevenzione” diventa la nuova parola chiave, a partire già dagli “enta”. Una prevenzione che parte anche e soprattutto dall’attività fisica, meglio se regolare, moderata o intensa, per una diminuzione della probabilità di ammalarsi, al pari delle altre variabili, del 10%.

L’azione protettiva dello sport avrebbe, inoltre, un’efficacia quattro volte maggiore nel ridurre le probabilità dell’IPB negli under 50. Infatti, trattandosi di una patologia chiaramente associata allo stile di vita, iniziare prima permette di riallineare i parametri di rischio, come pressione, glicemia e colesterolo. E se l’IPB non bastasse a motivare i più giovani, un’informazione: negli under 50 la presenza di una IPB raddoppierebbe il rischio di disfunzione erettile, secondo lo studio “Risk factors for Benign Prostatic Enlargement: the role of lifestyle habits at younger age. The #Controllati2017 initiative study group” pubblicato nell’Archivio Italiano di Urologia e Andrologia.

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