Piaghe e ulcere che non guariscono, non si chiudono o si riaprono. Le lesioni cutanee croniche, come ulcere vascolari, da decubito oppure da piede diabetico, sono patologie invalidanti (soprattutto in fase avanzata) che richiedono terapie specifiche, il più delle volte di lunga durata. Ma nel nostro Paese mancano strutture e percorsi assistenziali dedicati, sono elevati i ticket per accedere alle cure in ambulatorio, inadeguate le ore di assistenza domiciliare integrata (ADI) per i pazienti non autosufficienti che ricevono cure a casa da parte dell'ente pubblico. Lo denunciano l’Associazione italiana ulcere cutanee (Aiuc) e l’Associazione per i diritti dei pazienti affetti da lesioni croniche cutanee (Simitu).
Il rischio che i malati rinuncino alle cure «Il nomenclatore tariffario del 1999 concede al massimo 10 bendaggi al mese per lesione, prescrivibili a carico del Servizio sanitario nazionale. Se ne occorrono altri, sono a carico del malato - afferma il presidente di Aiuc, Francesco Petrella, referente per la formazione e l’indirizzo della rete aziendale di riparazione tissutale dell’Asl Napoli 3 sud -. Il mancato aggiornamento del nomenclatore, poi, comporta che i pazienti non possano usufruire di medicazioni e trattamenti avanzati. E si registrano le solite differenze da una Regione all’altra, sia per l’accesso ai nuovi dispositivi che a quantitativi maggiori di medicazioni». Il rischio è che i malati, dovendo integrare di tasca propria, rinuncino alle cure. «Come rileva un nostro recente studio - aggiunge Giuseppe Nebbioso, presidente di Simitu - è una spesa non indifferente soprattutto per quei pazienti che già si trovano in difficoltà economica. Il mancato o inadeguato trattamento di una lesione cutanea cronica, però, può avere conseguenze gravi: si rischia anche l’amputazione di arti o addirittura la morte».
Fonte:corriere.it