Gli anziani a cui il medico ha prescritto una pastiglia per dormire devono sapere che questa non è una cura da proseguire per sempre. Le benzodiazepine, come si chiamano le sostanze più spesso contenute nei sonniferi, non dovrebbero mai infatti essere prese di fila tutti i giorni per più di tre mesi, altrimenti rischiano di disturbare il sonno invece di favorirlo«La qualità del sonno, in genere, col passare degli anni tende naturalmente a peggiorare» spiega Sarah Gabrielle Beland, ricercatrice canadese che ha affrontato la questione in un recente articolo pubblicato sull’International Journal of Geriatric Psychiatry, «e per questo sono molti gli anziani che si affidano a una pillola per dormire meglio: in Canada uno su quattro. I dati però ci dicono che oltre l’80 per cento di queste persone, nonostante la cura, continua a riferire disturbi del sonno». Difficile però capire quale sia la causa e quale l’effetto: il nonno non rinuncia alla pastiglietta perché altrimenti non riesce a dormire o paradossalmente finisce con l’essere proprio il farmaco a peggiorare la sua situazione? «Per cercare di rispondere a questa domanda abbiamo esaminato i dati raccolti nel corso di un’indagine condotta nella provincia del Quebec su un campione di ultra65enni chiamata Seniors' Health Survey (ESA)» prosegue la studiosa. «Il peggioramento della qualità del sonno nel giro di due anni era maggiore tra chi usava da molto tempo le benzodiazepine rispetto a chi le aveva prese solo per poco» dichiara Beland, prima firmataria dello studio. I dati confermavano poi anche un aspetto di evidente riscontro nella vita quotidiana: erano più spesso le donne a soffrire di insonnia e a ricorrere di più ai farmaci. «Lo studio conferma un’indicazione già nota ma tutt’altro che scontata sull’impiego delle benzodiazepine che vale dunque la pena di ribadire ancora una volta» è il commento di Diego Inghilleri, psichiatra del Centro Europeo per i Disturbi d’Ansia ed Emotivi (CEDANS) della Villa San Benedetto Menni di Albese con Cassano (CO) «Infatti anche se le conoscenze scientifiche e il buon senso concordano sul fatto che l’assunzione di questi farmaci sia appropriata per un periodo massimo di circa 3 mesi, nella pratica clinica spesso si tende a cedere alle richieste dei pazienti. Senza contare il “fai da te”: un fenomeno assolutamente rilevante per i sonniferi». In effetti, stando ai dati del rapporto Osmed, la relazione annuale che descrive il consumo e la spesa dei medicinali nella popolazione italiana, nel 2009, come peraltro anche in precedenza, le benzodiazepine sono state la prima classe di farmaci di classe C – quelli soggetti a prescrizione ma totalmente a carico dei cittadini – per quantità e per spesa. Inoltre, la spesa privata per il loro acquisto rappresenta il 17,2% della spesa totale per i farmaci in fascia C. Un investimento che purtroppo non garantisce sogni d’oro.Fonte Corriere.it A cura di Maria Rosa Valetto